X Factor 2018, da Bravi a Mengoni, da Becucci a Nathalie: che fine hanno fatto i vincitori delle scorse edizioni?

I talent aiutano realmente la musica e il talento oppure sono solo chimere in grado di fare solo audience?

Gli Aram Quartet si sono sciolti nel 2010, I Soul System non hanno lasciato traccia. Servono o non servono? Effimero e fatuo fuoco di paglia o assicurazione duratura sulla vita artistica di chi non era nessuno e si scopre famoso grazie alla tv, la via più breve verso la celebrità? I talent show ogni anno non negano un provino a migliaia di persone. Uno solo vince. Pochi fanno carriera.

 

Aram Quartet

La prima edizione di «X Factor» (2008) — quella che comunque lanciò Giusy Ferreri (seconda) — viene vinta dagli Aram Quartet. Il nome era frutto dell’acronimo creato con i nomi dei quattro componenti: Antonio, Raffaele, Antonio, Michele. Un «c’era una volta» ma senza lieto fine: gli Aram si sono sciolti nel 2010. Solo quello della prima A, Antonio Maggio, è riuscito ad artigliare ancora un brandello di successo: nel 2013 ha vinto Sanremo Giovani con «Mi servirebbe sapere»

Matteo Becucci

L’anno dopo tocca a Matteo Becucci, il romantico e neomelodico «sponsorizzato» da Morgan, che si è perso nel gorgo dei dimenticati. I vincitori morali parevano The Bastard Sons of Dioniso (sconfitti di soli 16 voti) ma anche loro dispersi nella nebbia. Quella che ce la fa è Noemi, fuori dal podio, ma uscita dal buio.

Marco Mengoni

La terza edizione è quella di Marco Mengoni, di certo la miglior scoperta del talent show (all’epoca ancora targato Rai). Quattro album in studio, due volte a Sanremo (nel 2010 terzo con «Credimi ancora», nel 2013 primo con «L’essenziale»). Non si sa invece che fine hanno fatto Giuliano Rassu e Yavanna, secondi e terzi quell’anno.

Nathalie

Natalia Beatrice Giannitrapani non è un nome che si presta per sfondare nel mondo dello spettacolo, lei ci ha provato a farsi chiamare Nathalie ma non è andata molto meglio. Vince la quarta edizione di «X Factor» e se si guardano le vendite fa un certo effetto passare dai numeri di Giusy Ferreri — «Gaetana», il primo album era stato multiplatino — a quelli di «Vivo sospesa» che non arriva nemmeno a 30 mila copie. nel 2015 Nathalie ha ricevuto il Premio Lunezia Menzione Speciale per il valore letterario-musicale della canzone «L’essenza»…

Francesca Michielin

«X Factor 5» è la prima edizione di Sky, quella che vede salire in cima al podio Francesca Michielin, la seconda miglior scoperta del talent dopo Mengoni. Appena 22 anni, due album, il terzo in arrivo e un secondo posto al Festival di Sanremo 2016 con «Nessun grado di separazione» dietro a «Un giorno mi dirai» degli Stadio.

Chiara Galiazzo

Nel 2012 vince Chiara Galiazzo (squadra di Morgan) studentessa di Economia di Saonara (Padova) e non c’è mai stata gara. Era una spanna sopra a tutti. Ora la sua ossessione si chiama Sanremo che affronta ogni due anni: già sul palco nel 2013 (ottava con il singolo «Il futuro che sarà»), di nuovo nel 2015 (quinta con il singolo «Straordinario»), ci ha riprovato nel 2017 (questa volta quattordicesima con «Nessun posto è casa mia»). Nel suo curriculum anche uno spot con Tim che è stato una condanna (per lei e per gli spettatori).

Michele Bravi

Michele chi? Bravi, vincitore di «X Factor 7». Riesce a farsi scrivere canzoni dai big del panorama italiano (Tiziano Ferro, Giorgia, Luca Carboni, tra gli altri) ma rimane in un perimetro di nicchia, modo elegante per dire che se lo filano in pochi. Poi la svolta con una nuova carriera da youtuber che gli apre anche le porte di Sanremo 2017 dove si classifica quarto con il brano «Il diario degli errori» e torna a fare il cantante. Appena 23 anni ed è già alla sua terza vita (i gatti aspettano).

Lorenzo Fragola

La carriera di Lorenzo Fragola galleggia tra coloro che son sospesi: oggi su (non proprio in cima), domani giù, sempre in bilico tra una nuova ascesa e una dignitosa caduta. Il quinto posto nel Sanremo 2016 conferma il suo karma: troppo lontano dalla testa per esultare, troppo lontano dalla coda per abbattersi. Ha dato la voce (con Arisa) all’orrendo tormentone «L’esercito del selfie»: decidete voi se è una medaglia o una patacca (la seconda che hai detto, comunque).

Giò Sada

Piccoli spariti crescono? Il vincitore della nona edizione di «X Factor» è Giovanni Sada. Nato a Bari il 10 settembre 1989, è ancora incerto se puntare sul nome d’arte Giò Sada o Giosada, anche se sembra prevalere l’ultima versione. Il singolo «Volando al contrario» (2016) è anche il titolo del suo primo album, che freudianamente non è un augurio promettente.

Soul System

Arrivano alla vittoria di «X Factor 10» pochi mesi dopo la loro fondazione: nati nel 2015 a Verona, l’anno dopo vincono (grazie anche a un ripescaggio) la decima edizione del talent. Fortunati con il ripescaggio, devono essere poi finiti sulla casella sbagliata perché sono ritornati al punto di partenza — si sono esibiti nella finale di XF11 — senza lasciare traccia.

Lorenzo Licitra

Studia canto sin da piccolo, ma è da quando aveva 16 anni che si concentra unicamente sul canto lirico. Poi il tenore Lorenzo Licitra butta tutto a mare e si presenta a «X Factor»: è la sua biografia cattiva e dunque non autorizzata. In realtà la scelta è mezza giusta: la popolarità dell’attimo però per ora è finita in un cono d’ombra.

Purtroppo, a conti fatti, solo Marco Mengoni e in parte la Michielin sono riusciti a fare una brillante carriera musicale il primo e parzialmente la seconda. Uno su undici non è certo una media che ci consenta di affermare che i talent aiutino la musica e i talenti.

In tal senso in molti si sono già espressi in senso negativo, da Red Ronnie a Enzo Iacchetti a Riccardo Cocciante e molti altri autorevoli esponenti hanno manifestato apertamente la loro contrarietà.

 

Red Ronnie VS Mara Maionchi: ‘Nel mondo musicale di oggi Celentano, De andrè, Vasco, non uscirebbero.

Nello studio di Non è l’Arena, festeggiando Celentano, Ronnie lancia delle accuse verso Maionchi e il sistema dei talent, la risposta della Maionchi: ‘forse è cambiato il modo di comunicare’

 

Da un’intervista eclusiva a Enzo Iacchetti:

Settimana scorsa si è accesa una polemica tra Mara Maionchi e Red Ronnie, che sosteneva che oggi per come sono organizzati i talent, grandi cantanti e cantautori come Celentano e Lucio Dalla non sarebbero mai emersi. Secondo te Gaber, Jannacci, Faletti e Guccini sarebbero mai venuti fuori oggi?

Il problema vero è che loro non sono mai stati nemmeno avvicinati dai nuovi talenti. Le canzoni di Guccini, che purtroppo per scelta sua scrive solo libri ora e non canta più, come quelle di Lucio Dalla, sono la più grande poesia che ci sia.  Red Ronnie ha ragione al mille per mille: i ragazzi oggi non hanno la spinta verso un mondo più bello. Sto sentendo le canzoni dei Rockes, cantate da Shapiro e Vandelli: se penso che le cantavano cinquanta anni fa..ma canzoni come Ma che colpa abbiamo noi o 29 settembre sono ancora oggi poesie. Oggi se ascolto una canzone di Mengoni, con tutto il rispetto che ho per lui, non me la ricordo, anche se è uno dei più bravi, forse l’unico che sia riuscito a rimanere a galla e ad avere un vero successo tra quelli usciti dai talent. I vecchi che vendono sono sempre quelli, gli altri spariscono dopo pochi mesi.

 

 

Il pesantissimo affondo di Riccardo Cocciante

Ho avuto molta pena per i ragazzi di The Voice, buttati via, dopo tutti gli sforzi fatti, perché non servivano più. Non l’ho rifatto proprio perché questi interpreti, una volta finito il talent, vengono completamente abbandonati. E rimangono bruciati da quello che hanno fatto.

 

 

Anche il cantautore Tricariconon le ha mandate a dire:

I talent sono la barbarie. La musica non deve essere quello, è una cosa ridicola. Siccome la musica in crisi, poi, non è solo un fenomeno tra i tanti ma IL fenomeno, perché gli investimenti sono tutti lì. Se ci fossero anche altre cose, non me ne fregherebbe nulla, ma ahimè me ne frega perché vedo tutti inginocchiati davanti a certi personaggi, davanti al potere dei talent. Probabilmente lo farei anche io se mi chiedessero di condurne uno, perché in fondo siamo tutti poveri e si fa tutto. Ma a volte ci si svende, e la musica non si meritava di abbassarsi a questo.

Non c’è più mistero, non c’è più poesia.
Esci da un talent, sei Mengoni, sei Emma, sappiamo tutto di te, sei controllabile, ricattabile. Sei normale, mentre una volta
la normalità non c’era, c’era l’eccezione.
Oggi l’eccezione preoccupa, siamo alla normalizzazione di qualcosa di anormale, di aggressivo, di rivoluzionario. Prima
si aggregavano le persone, adesso che ti aggreghi? Andando a sentire Emma non ti aggreghi, ma potrei fare anche tutti i nomi di chi è uscito da un talent. E parlo daascoltatore, non da interprete, perché a parte qualche canzone io non sono mai passato in radio, sicuramente per colpa mia e mancanza mia. Ma la musica è statasvilita da tutte le persone che ci lavorano attorno: dall’editoria musicale fatta coi piedi, dai talent che trattano la musica con le categorie di giusto e sbagliato,categorie che non ci dovrebbero essere…