La collezione Giorgio Armani autunno/inverno 2017-18 contiene degli elementi innovativi dello stile che fa venire in mente tutti i periodi storici in cui le donne hanno intuito da sole i modi e i tempi del loro cambiamento, culturale ed estetico. E l’hanno comunicato attraverso gli abiti. Così Giorgio Armani disegna una collezione che, oltre all’immagine, contiene alcuni elementi che fanno pensare alle suffragette, a torto ritenute combattenti per i diritti ma non donne eleganti e glamorous. La storia dimostra tutt’altro. Questo approccio si vede bene in questa collezione Giorgio Armani a partire dalla invenzione della stagione, la gonna-panta, come lui stesso definisce un capo costruito per metà come i pantaloni e per metà come una gonna a pieghe, a volte il davanti è la gonna e a volta i pantaloni, e viceversa.
Ma è interessante anche notare l’immagine della donna Armani con i lunghi cappotti e il basco in testa per capire che King George abbia voluto intervenire nel dibattito sul femminismo che è molto presente in questo turno di sfilate.
La prima suffragetta che la storia ricordi è Olympe de Gouges che, proprio all’inizio della Rivoluzione francese del 1789, pubblicò Le Prince Philosophe, un romanzo in cui rivendicava i diritti delle donne. I rivoluzionari se ne servirono per presentare il Cahier de doléances des femmes agli Stati Generali dell’Assemblea rivoluzionaria ma subito dopo Olympe entrò in rotta di collisione con Robespierre, rivoluzionario ma maschilista, e fu ghigliottinata nel 1793. Olympe era una donna molto elegante, ma di un’eleganza strana rispetto alla sua epoca, perché mescolava elementi del Settecento con strane forme che non appartenevano alle donne e, per questo, appariva un’eccentrica.
La stessa sorte è toccata a Emmeline Pankhurst che, nel 1903, fondò l’Unione politica e sociale delle donne con lo scopo di ottenere il diritto di voto per le donne, il famoso suffragio universale dal quale poi il movimento prende il nome. Il carattere un po’ maschile degli abiti di Emmeline portò anche al sospetto di lesbismo, come succedeva del resto con Vita Sackville West e Virginia Woolf che da Bloomsbury fiancheggiavano il movimento femminile.
Sono tutte donne molto eleganti e molto impegnate politicamente e socialmente alle quali la moda è servita anche per affermare il percorso di cambiamento del genere femminile tenuto schiacciato dalla convenzioni sociali.
Giorgio Armani oggi parla di “molteplicità come coerenza contemporanea” e dice che “vestirsi diventa un gesto poetico e personale, mescolando capi e accessori secondo l’istinto per una declinazione dello stile sottilmente irriverente”.
L’irriverenza è proprio la caratteristica che ha contraddistinto tutte le donne che si sono opposte e hanno lottato contro una mentalità che le schiacciava e spesso continua a schiacciarla. Che ad Armani venga in mente di aggiornare l’immagine di una possibile suffragetta 3.0 è del tutto coerente con la sua storia.