Una lenta immersione «In time lapse» che lo stesso compositore ha definito una sorta di romanzo di vita.
Evocativo, quasi liberatorio. Il viaggio emozionale di una notte in Arena con Ludovico Einaudi consegna all’anima una dimensione cosmica. Fatta di incastri esplosivi. Einaudi ha portato in anfiteatro una nuova interpretazione di un suo grande classico.
Un’aria carica di soffice elettricità
Ad accompagnare Einaudi, Federico Mecozzi, violino e viola, Redi Hasa, violoncello e violoncello elettrico, Rocco Nigro, fisarmonica, Alberto Fabris, basso elettrico e basso synth, Sebastiano De Gennaro, percussioni, Gianluca Mancini, live electronics e il polistrumentista Francesco Arcuri.
L’artista crea, anche nelle attese, un’aria carica di soffice elettricità. Una sorta di stimolo delle sinapsi per chi sta in platea. Una stuzzicante “rimembranza” che spicca di colori forti per poi perdersi nel tenue, che poi è l’intimo di ciascuno. “In a Time Lapse“ è stato composto nell’arco di un anno ed è stato registrato nell’ottobre del 2012 nel monastero di Villa San Fermo a Lonigo tra Verona e Vicenza.
Stasera si replica
E a distanza di dodici anni non ha perso il suo sapore mistico. Il piacere dell’abbandonarsi all’ascolto sta nell’immaginare viaggi tagliati su misura. Atmosfera delicata in percettibile mutazione. L’Arena avvolge, Einaudi crea un contatto magnetico che parte da lontano. Il mantra è consolidato: «Il pianoforte è la mia matita, e il taccuino su cui deposito i miei appunti». E l’incanto diventa silenzio accompagnatorio. Semplicemente Einaudi. Serata da sold out. E stasera si replica.