Sotto le Cappelle medicee Buonarroti trovò rifugio per alcuni mesi per sfuggire alla vendetta dei Medici. E sulle mura disegnò i suoi progetti. Ora c’è un piano per renderla visibile a tutti, in due anni. E la notizia viene rilanciata sui giornali esteri.

Per tre mesi Michelangelo Buonarroti visse in una stanza segreta nelle Cappelle medicee di Firenze. Lì il papà del David e degli affreschi della Cappella Sistina si rifugiò nel 1530 per sfuggire alla vendetta dei Medici in esilio dopo il suo tradimento in favore dei ribelli della rivolta popolare che li aveva spodestati. E in quella stanza segreta di soli sette metri per due, e una sola finestra verso l’esterno, e da cui si accedeva da una botola nella Basilica di San Lorenzo Michelangelo riempì la sua solitudine disegnando a carboncino le sue riflessioni su vecchi lavori, su quelli che stava facendo come la Sacrestia Nuova con le Cappelle Medicee e iniziando a concepire quelli che avrebbe voluto fare una volta sopravvissuto a quei drammatici mesi. Un tesoro nascosto, scoperto nel 1975 quasi per caso dall’allora direttore delle Cappelle Paolo del Poggetto durante dei lavori di restauro. E che ora la direttrice del Museo del Bargello Paola D’Agostino, da cui dipendono le Cappelle, ha intenzione di aprire al pubblico a partire dal 2020.

Negli anni ’70 l’ex direttore del Bargello ebbe l’intuizione di far togliere l’intonaco dalle pareti, quasi con un presentimento che sotto potesse nascondersi qualcosa di prezioso. E cosi fu. Vergate sulle anguste mura c’erano i graffiti di Michelangelo. Fu così che tornarono alla luce la testa del Laocoonte, che un giovane Michelangelo aveva studiato a Roma nel 1506, studi su alcune sculture della Sacrestia, riletture della Leda, memorie e rivisitazioni del David, assurto a simbolo della Firenze Repubblicana, l’intrico di corpi della volta della Sistina, fino a quella figura chinata e ripiegata su se stessa nella quale è stato letto una sorta di autoritratto dell’artista durante la sua reclusione nella prigione sottostante ad una delle sue più alte e complesse creazioni. Per anni quei graffiti sono stati riservati agli studiosi, poi nel 2013 sono stati resi visibili con postazioni touch, ma senza la possibilità di poter accedere alla stanza.

Ora, invece, è attesa la svolta. Nei piani della direttrice del Bargello Paola D’Agostino c’è l’apertura in due anni della stanza segreta di Michelangelo al pubblico. L’annuncio è di qualche settimana fa, e ora ha iniziato a rimbalzare anche all’estero. Entro il 2020, infatti, la direttrice vuole far in modo che i visitatori possano vedere con i propri il rifugio. L’annuncio, lanciato nelle scorse settimane, è già iniziato a circolare anche all’estero. Il giornale spagnolo El Mundo, ad esempio, ha ricostruito la storia della stanza segreta in cui si rifugiò l’artista preferito dal Papa. “Non tutti gli esperti sul lavoro dell’artista sono convinti che su quelle mura ci siano disegni autografi di Michelangelo – spiega El Mundo – per William Wallace, professore alla Washington University di S.Louis è improbabile che Michelangelo abbia trascorso così tanto tempo nascosto nella stanza”. Altri studiosi, invece, hanno trovato somiglianze evidenti tra alcune delle figure disegnate sulle pareti e le altre riprodotte sul soffitto della Cappella Sistina.

 

 

Fonte: Repubblica.it