Tastiera d’avorio nel pianoforte, perchè è migliore?

piano-keyFino a metà degli anni 50 era molto frequente trovare nei pianoforti di un certo prestigio la tasitera in avorio, successivamente pur non essendo ancora vietato il commercio d’avorio molti produttori di pianoforti, per abbattere i costi non tanto di materia prima quanto di lavorazione, iniziarono ad utilizzare al posto dell’avorio un altro materiale che però deluse le aspettative: la galalite, parola derivata dal greco gala (latte) e lithos (pietra), una delle prima materie palstiche prodotta a partire dalla caseina, una proteina del latte. Si rivelò un prodotto eccessivamente poroso e quindi non adatto a dare al pianista la giusta sensibilità di tocco.
Conseguentemente la galalite venne progressivamente abbandonata e sostituita dalla moderna plastica. Ora per quale motivo l’avorio, nonostante il divieto di commercio degli anni 70 rimane il materiale migliore per costruire le tastiere dei pianoforti?
La risposta è che è un materiale vivo e poroso al punto giusto.
Vivo perchè durante l’esecuzione del pianista l’avorio modifica la propria temperatura adattandola a quella dell’artista, che non avrà la sgradevole sensazione di suonare su una tastiera eccessivamente fredda o calda come avviene per le moderne tastiere di plastica.
Poroso al punto giusto in quanto assorbe l’umidità del dito garantendo una perfetta aderenza al tasto.
Purtroppo trovare pianoforti con tastiera in avorio diventa sempre più raro.
Chi ha il privilegio di possedere una tastiera in avorio, il consiglio è di tenersela gelosamente, mentre per chi non la possiede l’invito è di provare almeno una volta nella vita l’inconfondibile piacere e sensazione di suoare su una tastiera d’avorio.